Le api, insieme ai fiori sono giunte da Venere e appartengono all’Età dell’Oro
Nell’Età dell’oro, aetas aurea, i primi uomini si cibavano del miele che scendeva dalle piante. Il miele, sostanza divina, celeste, divinatrice, legata alle capacità profetiche, prefigura anche un mondo altro, d’oro, di giustizia. Nell’età dell’oro scorrevano fiumi di latte e di nettare e il biondo miele stillava dalla verde elce, dove regna giustizia e pace, le api stanno nel mezzo. (Esiodo e Ovidio) Aristofane paragona il poeta tragico Frinico, noto soprattutto per i suoi canti lirici, a un’ape che si nutre «del frutto di melodie divine, versando un canto dolce come il miele». Nell’immagine l’ape vola nei boschi, per le valli, sui monti ove dimorano le Muse: qui essa si nutre di melodie divine.
L’Età dell’Oro
I grandi poeti e scrittori dell’antica epoca Greco-Etrusco-Romana, Esiodo, Virgilio, Tibullo, Orazio, Ovidio, Diodoro Siculo, Seneca, parlano di un felice mitico passato, quello dell’Età dell’Oro, che ora, dopo le scoperte archeologiche degli ultimi secoli, si può riconoscere come il periodo preistorico del Paleolitico. Tibullo racconta che nell’Età dell’Oro la terra produceva spontaneamente i suoi frutti; l’uomo non aveva bisogno di coltivarla e di ricorrere all’aiuto del bue: "taurus non subiitiuga". Anche il cavallo non veniva domato ma era lasciato vivere allo stato libero. In questi anni regnava la pace e la serenità: non c’era una casa che avesse una porta e neanche una pietra piantata nei campi per delimitare una proprietà privata, la proprietà privata non esisteva. Non vi erano guerre e l’uomo viveva felice. Anche versi di Orazio come: "Ursus (orso) docile, che non minaccia l’ovile" fanno intuire che vi era un altro rapporto con gli animali, di rispetto del reciproco territorio e di una convivenza serena. Uno scenario decisamente ecologico, già al tempo dei Romani, riscontrabile anche in queste parole di Seneca: "...non era piacevole vagare fra tante meraviglie sparse per ogni dove? Voi, invece, tremate di paura a ogni rumore della casa e fra i vostri affreschi fuggite spaventati al minimo suono. Non possedevano case grandi come città: l'aria e il suo libero soffio per gli spazi aperti, l'ombra leggera di una rupe o di un albero, fonti e ruscelli trasparenti che l'uomo non aveva ancora deturpato con dighe, tubi, o deviandone il corso, ma che scorrevano naturalmente, e prati belli senza artificio, e in mezzo a un tale scenario una rustica dimora abbellita da mani semplici, era questa la casa secondo natura." L'Età dell'Oro è la prima di quattro Età che si susseguono ciclicamente nel corso dei secoli. Retta da Saturno, essa è un periodo di felicità assoluta, di innocenza, di perfezione di vita. Giamblico (3° sec. d. C.) nel suo "De Vita Pitagorica", auspica un ritorno all’Età dell’Oro, quando l’alimentazione umana consisteva in cibi vegetali "puri" perché forniti direttamente dalla terra: in tal modo sarebbe stato più facile per gli uomini avvicinarsi agli dei. Per Esiodo, il primo poeta della letteratura Greca che ne parla, l'Età dell'Oro viene intesa più come una condizione spirituale di vicinanza al divino e non un vero e proprio stato fisico. (dal libro “ Antica Alimentazione Vegetariana” di WM)
L’Età dell’Oro, le Api, il miele e melodie divine
Abstract:
Nell’Età dell’oro, aetas aurea, i primi uomini si cibavano del miele che scendeva dalle piante. Il miele,
sostanza divina, celeste, divinatrice, legata alle capacità profetiche, prefigura anche un mondo altro,
d’oro, di giustizia. Nell’età dell’oro scorrevano fiumi di latte e di nettare e il biondo miele stillava dalla
verde elce, dove regna giustizia e pace, le api stanno nel mezzo. (Esiodo e Ovidio)
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- Title: L’Età dell’Oro, le Api, il miele e melodie divine
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- Posted on: 2021-05-07 16:51:41
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